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Bulldog francese

Bulldog francese

Pubblicato il 1 Febbraio, 2013
Bulldog francese

Quando la selezione, per creare il cane perfetto, mette a rischio la salute del cane; molti allevatori irresponsabili ignorano i problemi di salute della razza, soprattutto quelli che ne compromettono la respirazione.

Negli ultimi anni il bouledogue francese (ma anche bulldog nella versione più comune) è diventato sempre più popolare sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito, e non è difficile capire il perché: è piccolo, facile da toelettare e le persone adorano il suo aspetto e la sua personalità.
La razza ha scalato la classifica del registro American Kennel Club dall’11esima posizione del 2013 alla quarta del 2017. Ma la moda non è una notizia positiva per chi, come si potrebbe ingenuamente pensare, dovrebbe gioirne.
“Io credo sia terribile, perché numeri del genere non sono il risultato del lavoro di allevatori responsabili”, commenta Virginia Rowland, presidentessa del French Bull Dog Club of America. Il motivo è che nella sfida per creare il bouledogue “perfetto”, molti allevatori irresponsabili ignorano i problemi di salute che affliggono questa razza – come patologie croniche ai danni di occhi, pelle, apparato digerente e soprattutto respiratorio. Gran parte del problema deriva dal fatto che razze come il bouledogue francese e il bulldog inglese, al pari dei carlini, sono brachicefale: allevate appositamente per avere quell’adorabile muso schiacciato. Nei casi più estremi, questi cani possono soffrire il caldo e avere il respiro corto al punto che diventa necessario un intervento chirurgico per aprirne le narici e accorciare il palato molle.  Una ricerca scientifica condotta nel Regno Unito e pubblicata nel 2016 ha scoperto che quasi metà dei bouledogue francesi ha importanti problemi respiratori e oltre il 66% di questi cani ha narici stenotiche o eccessivamente strette.

Quando nel 2015 ha acquistato il suo terzo bouledogue francese, Arnie, Heather Hanna era già piuttosto esperta dei problemi di salute della razza. “Prima ancora di prenderlo dalla casa dell’allevatore sapevo che aveva dei problemi di salute e ho avuto qualche difficoltà a fargli prendere peso, ma non avevo idea di quale fosse la gravità della situazione”, racconta Hanna, che vive nel Wyoming. Arnie faticava a respirare al punto che non poteva nemmeno distendersi per dormire. Dopo sei mesi di ricerche e consulti veterinari, Hanna ha deciso di portarlo in Germania per un intervento avanzato alle vie respiratorie, che erano troppo strette.
“Non sapevo se la chirurgia avrebbe funzionato, ma la qualità della vita di Arnie era così scarsa che la scelta era tra quel viaggio e l’eutanasia”, ricorda. “Stava lentamente soffocando a morte davanti ai miei occhi”. Quando Arnie è tornato a casa, Hanna si è resa conto che anche il suo secondo bouledogue francese, Milly, aveva gli stessi problemi respiratori acuti. Milly è stata uno dei primi cani sottoposti alla procedura avanzata alle vie respiratorie negli Stati Uniti, ma non è bastato. Anche lei è stata portata in Germania, per subire un ulteriore intervento.

Se confrontiamo i cani brachicefali di oggi con le fotografia scattate qualche decennio fa, è chiaro che i musi sono diventati più corti. Una moda probabilmente figlia delle mostre canine, ma le cose potrebbero cambiare.
“I giudici sono sempre più informati e consapevoli che le narici molto strette non sono una cosa positiva”, dice Jerold Bell, genetista veterinario alla Tufts University del Massachussetts. “Cinque anni fa, mostrando a un giudice una foto di un bouledogue francese con narici molto strette, avrei ricevuto una risposta del tipo ‘Che aspetto ha il resto del cane?’”.
Rowland è un giudice alle mostre canine dedicate a questa razza e commenta “non premierei un cane che manifesti un qualsiasi tipo di problema respiratorio”.
Calvin Dykes, che al French Bull Dog Club of America coordina la sezione dedicata a salute e genetica, sottolinea che il club ha richiesto degli esami veterinari sui cani ai suoi membri che hanno permesso di migliorare la razza. Nel 2009, il 24% dei bouledogue francesi esaminati negli Stati Uniti era portatore di un gene che causava cataratte giovanili ereditarie; nel 2017, il tasso era sceso sotto il 2% grazie all’utilizzo dei test del DNA che precede le decisioni sulla riproduzione.
“Prima di far riprodurre una femmina, spendo almeno mille dollari in test veterinari”, sottolinea Dykes.

Entrambi i cani di Hanna, tuttavia, arrivavano da allevatori che riproducono cani da mostra; le era stato consigliato di rivolgersi a loro dopo aver perso Tudors Grace, la sua prima bouledogue francese, morta ancora giovane.Non stupisce dunque che in molti abbiano iniziato a chiedere qualcosa in più oltre alle buone intenzioni di giudici e allevatori. Nel Regno Unito questo movimento ha avuto inizio nel 2008 con il documentario BBC “Pedigree Dogs Exposed” e il suo sequel del 2012. Nel 2012, come risultato, lo UK Kennel Club ha introdotto i controlli veterinari per i cani brachicefali alle mostre canine. Nel 2016, una petizione firmata da oltre 40.000 professionisti di medicina veterinaria ha dato il via a un gruppo di lavoro per migliorarne la salute.

Al momento, nulla si muove in questo senso negli Stati Uniti.Bell fa parte di un gruppo al lavoro per sviluppare un test fisico che valuti le narici strette, ma non sarà un test da solo a risolvere il problema, sottolinea l’esperto. Gli allevatori devono fare scelte migliori. “Devi scegliere cani da riproduzione che respirano bene”, prosegue. “Grazie agli studi sappiamo che c’è un importante fattore ereditario. Se selezioni le narici aperte, avrai narici più ampie”.
Per ora, chi acquista questi cani deve prestare attenzione. Bell suggerisce di chiedere agli allevatori l’intera storia veterinaria del cane e i risultati dei test. Hannah ha un consiglio più drastico. “Io suggerirei di scegliere un’altra razza con il muso non schiacciato, o ancora meglio, di adottare un cane dal canile – uno con un naso vero e un po’ di coda”, conclude. “Io non comprerò mai, mai, mai più un bouledogue francese intenzionalmente”.

Fonte: National Geographics

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